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CASTIGHI, INSULTI E UMILIAZIONI NELLE SCUOLE A CAUSA DELLE MASCHERINE: È ORA DI DIRE BASTA!

Aggiornamento: 2 nov 2021

La situazione presso alcune sedi delle scuole medie ticinesi prende forme sempre più esacerbate da quando è stato introdotto l’obbligo delle mascherine, a tal punto che si sono verificati alcuni episodi intollerabili, privi di ogni senso logico e tanto meno pedagogico.


Non si può che giungere a queste conclusioni, ascoltando le testimonianze di diversi genitori pervenute alla nostra associazione. Così ci racconta una madre a proposito del figlio 11enne in prima media, durante la lezione di educazione fisica: «Mio figlio è tornato da scuola arrabbiato raccontandoci che durante le due ore di ginnastica ha dovuto fare tra 50 a 60 flessioni come castigo per aver abbassato la mascherina sotto il naso. Praticamente ogni volta che abbassava la mascherina sotto il naso doveva fare 10 flessioni.»


Un’altra mamma ci racconta che suo figlio, sempre in prima media, è stato mandato in direzione dalla docente di classe per aver abbassato la mascherina durante la lezione. Il direttore l’avrebbe fatto sedere urlandogli in faccia come un ossesso a pochi centimetri dal volto.


Non sono gli unici episodi che, dall’introduzione delle mascherine l’anno scorso a novembre, ci vengono segnalati, come il caso di due ragazzi a cui il docente, in un momento di furia e decisamente fuori controllo per averli visti abbassare la mascherina sotto il naso mentre aspettavano di entrare in aula, gli aveva attaccato il dispositivo con lo scotch; o come il docente che durante la lezione ha minacciato ai suoi allievi di fissare la mascherina con la colla per chi non la tenesse sopra il naso. Questi e tanti altri simili episodi, che per lo più rimangono sottaciuti, sono la realità che diversi allievi vivono attualmente, giorno dopo giorno, nelle scuole. Alla luce di questi fatti, non ci stupisce che i casi di depressioni e disagio giovanile in Svizzera siano cresciuti in modo quasi esponenziale durante la pandemia di Covid, come lo spiega lo psicologo Markus Landolt del Kinderspital di Zurigo. Il responsabile del reparto pediatrico della clinica zurighese attribuisce la causa di questo aumento proprio alla situazione Covid: “Non ci sono ancora dati scientifici che lo dimostrino, precisa Landolt in un’intervista alla NZZ am Sonntag. Ma la connessione è altamente probabile” ( vedi articolo Ticinonline).


Le misure adottate per combattere il Sars-Cov2 devono rispettare i principi di proporzionalità e quindi non devono causare più danni di quelli che cercano di evitare: così recita l’articolo 1 della legge Covid-19 (vedi link). Ma chi si adopera affinché questa norma venga rispettata a tutela dei nostri figli? Mentre psicologi e psichiatri mettono in guardia presentando statistiche in cui si osserva un esponenziale aumento dei casi di depressione e suicidi di minorenni, vogliamo continuare a permettere questi tipi di comportamenti nelle scuole?


Foto: vita.it


A una madre che ha tentato di spiegare al direttore le sue responsabilità nell’implementazione di queste misure, difendendo il proprio figlio che, anziché sentirsi protetto dalle stesse, subisce disagi e sofferenze, è stato risposto: «Io sono al servizio della struttura, che gli umani si adattino alla struttura, che è perfetta … chi non si adatta semplicemente ha dei problemi; la società ha già pronti molti sistemi per correggerli (vedi servizi sociali, farmaci, psicoterapia, tutori ecc.)». Ci asteniamo da qualsiasi commento…


Le scuole ticinesi si proclamano inclusive, rispettose della diversità di ragazzi e bambini. Le numerose segnalazioni che ci pervengono, che purtroppo non vengono ascoltate né dalle autorità né dai media, dimostrano l’esatto contrario. Direttori e docenti sembrano aver messo nel cassetto qualsiasi principio etico e pedagocico alla base della loro professione. Vogliamo quindi richiamare l’attenzione di tutti loro e di dire basta, non siamo più disposti a tollerare abusi di potere! Nessun sistema né struttura, nessuna autorità, posizione politica o dirigenziale di qualsiasi istituzione cantonale o nazionale è al di sopra dei diritti umani e internazionali, e tanto meno dei diritti dell’infanzia. Quando i nostri diritti inalienabili vengono infranti, non ci sono ordinanze, risoluzioni né leggi costituzionali che giustifichino tali violazioni. La storia è piena di esempi che dimostrano che, una volta che le persone si alzano per far valere questa gerarchia di diritti, prima o poi ne escono vincenti. Lo dobbiamo ai nostri figli!
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