
Dati e fatti da sapere

Vaccinare i bambini
contro Covid?
Secondo la nostra filosofia, ognuno è libero di scegliere della propria vita secondo la propria coscienza e della propria salute come meglio crede. Tuttavia, proprio perché i bambini non possono avere la stessa capacità di discernimento di un adulto informato, abbiamo ritenuto opportuno stilare questa documentazione (non esaustiva) affinché i genitori responsabili possano disporre di un'informazione facilmente accessibile prima di prendere qualsiasi decisione inerente alla vaccinazione dei propri figli.
GemitorInformaTi
Chi lo dice? L’OMS nel documento che trovate a questo link:
“I bambini non dovrebbero essere vaccinati per il momento."
Non ci sono abbastanza evidenze nell’uso di vaccini contro il Covid-19 per raccomandare che i bambini vengano vaccinati. Bambini ed adolescenti hanno generalmente sintomi inferiori rispetto agli adulti. “
Testo originale: "Children should not be vaccinated for the moment. There is not yet enough evidence on the use of vaccines against COVID-19 in children to make recommendations for children to be vaccinated against COVID-19. Children and adolescents tend to have milder disease compared to adults."
Test a tappeto nelle scuole?
Il metodo PCR, che funge da base per registrare i «numeri di casi» pubblicati quotidianamente e che viene altresì utilizzato per testare gli allievi nelle scuole, non è adatto a scopi diagnostici se non è accompagnato da una diagnosi da parte di uno specialista. I test PCR utilizzati non sono né convalidati né calibrati: in conformità con le norme europee, i test richiedono generalmente una convalida ufficiale di cui, tuttavia, sono stati per lo più dispensati a causa della «situazione di emergenza». La loro positività dipende dal numero dei cicli di amplificazione adottati che, secondo l’OMS, non dovrebbero superare i 25 Ct. Essi non danno tuttavia alcuna informazione sulle condizioni di salute presenti o future, né sulla contagiosità nei confronti di altre persone. Ciò che può essere rilevato con la tecnica PCR è soltanto la presenza di materiale informativo genetico: un risultato positivo del test non significa la presenza di un’infezione. La stessa OMS raccomanda di non considerare le persone testate positivamente (soprattutto se asintomatiche) come casi di malattia.
Il biochimico e premio Nobel Kary Mullis aveva sviluppato il test PCR nel 1983 per amplificare sequenze di DNA in vitro. Secondo quanto dichiarato dallo stesso Mullis, tale test non dev’essere utilizzato a fini diagnostici. A tutt’oggi il test non è quindi in grado di determinare la presenza di un’infezione virale attiva. Le sequenze di geni trovate grazie al test potrebbero provenire da un’infezione virale già superata o da una contaminazione che non porta affatto a un’infezione.

Valore CT: la PCR è una sorta di «fotocopiatrice»: per ottenere un risultato, i campioni raccolti sono moltiplicati milioni di volte in diversi cicli di replicazione. Se il risultato del test è positivo con oltre 28 cicli di replicazione, non vi è praticamente alcun rischio di essere infettivi. Purtroppo in Svizzera, come del resto in altri Paesi, il numero di cicli non è standardizzato, per cui varia da un laboratorio all’altro. Tuttavia la prassi adottata nel nostro Paese è quella di eseguire 40 cicli e anche oltre, in seguito ai quali si possono trovare anche frammenti di virus morti e del tutto innocui. Questo porta a un gran numero di risultati positivi ai test, anche se la carica virale è estremamente bassa, non si sviluppano sintomi di malattia e non vi è praticamente rischio di infezione. I test effettuati regolarmente su persone senza sintomi della malattia porteranno inevitabilmente a un aumento del numero di persone sane che risultano positive e quindi a misure di quarantena ingiustificate. Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) rileva che un’applicazione errata con valori CT troppo elevati su persone sane non fornisce risultati affidabili (Comunicato OMS dell’11 settembre 2020, p. 7, (vedi link). Nei suoi comunicati del 14 dicembre 2020 e del 20 gennaio 2021, ha espressamente sconsigliato di testare le persone sane e asintomatiche o di utilizzare eventuali risultati positivi dei test senza un esame clinico o la diagnosi di un medico (vedi link).
Gli asintomatici sono contagiosi?
Asintomatico: nella primavera del 2020, si è diffusa l’ipotesi secondo cui anche le persone che non mostrano alcun sintomo di malattia (asintomatiche) potessero rappresentare un rischio di infezione. Questa ipotesi è tuttora ritenuta valida e molte persone ne sono turbate, anche se nel frattempo è ormai stata scientificamente smentita. Il 20 novembre 2020, infatti, uno studio di Wuhan a cui hanno partecipato quasi 10 milioni di persone, pubblicato sulla rivista scientifica 'Nature', dimostra che non vi è praticamente alcun rischio di trasmissione tra persone asintomatiche a causa della bassa carica virale. Precisa inoltre che i test regolari sulle persone sane non sono assolutamente necessari. Leggi tutto lo studio sul seguente link.

I diritti dei bambini sono tutelati?
I diritti dei bambini e degli adolescenti
Secondo l’articolo 11 della Costituzione federale, i bambini e gli adolescenti hanno diritto a particolare protezione della loro incolumità e del loro sviluppo. Riteniamo che sia le mascherine che i test su bambini e adolescenti interferiscano chiaramente con tali diritti. Inoltre istillano dubbi in merito alla percezione della realtà, ossia fanno sentire malati anche chi è perfettamente sano. Anche la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo, che quale fonte di diritto è superiore alla Costituzione federale, recita all’articolo 3: «In tutte le azioni che riguardano i bambini, siano esse intraprese da istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, tribunali, autorità amministrative o organi legislativi, l’interesse superiore del bambino deve essere una considerazione primaria».